sabato 27 novembre 2010

Requiem per i tacchi

Sergio Zambon, autore delle scarpe qui sopra rappresentate, di certo non si è ispirato al barefoot. Termine che lasciamo in inglese, perchè questa parola è espressione di un pensiero tipicamente anglosassone. All’inizio sembrava riguardare una microscopica nicchia di persone molto salutiste che camminano scalze anche in città, sull’asfalto, in pieno agosto. Oppure persone (soprattutto americane) che fanno trekking scalze o (tedesche) che inventano sentieri ricoperti da aghi di pino, pigne, sassi, tronchi d’albero e ogni possibile asperità che serva a risensibilizzare il piede (sempre e rigorosamente nudo) e stimolare la percettività. Margini, viene da pensare, anche se i margini hanno qualcosa da dire che va molto al di là dei comportamenti bizzarri. È come se sottolineassero. E questa volta la sottolineatura riguarda i nostri piedi. Anche loro ai margini, ma non marginali, se ci si occupa di salute e psicologia. Così poco marginali che da interesse di pochi salutisti la questione sta coinvolgendo gli stessi costruttori di scarpe: piccoli marchi che lavorano sulla sperimentazione e grandi marchi sportivi che trasferiscono queste ricerche a livello di massa. Secondo uno studio decennale della Podiatry Society dello Stato di New York, il 99 per cento dei piedi è perfetto alla nascita, l’8 per cento mostra delle deformazioni a un anno, il 41 a cinque e l’80 per cento a venti.

 «Tra qualche decennio le generazioni future guarderanno alle nostre scarpe con lo stesso stupore con cui guardiamo oggi a quelle che indossavano in passato le donne cinesi», spiega Jader Tolja, medico psicoterapeuta specializzato in Somatica. «In entrambi i casi i piedi hanno parti ritratte, atrofizzate». Una atrofizzazione vissuta da tutti come necessaria, un prezzo da pagare alla modernità e all’immagine. «I tacchi alti sono considerati oggetti che danno forza perché innalzano e, secondo un immaginario molto ingenuo, l’alto corrisponde al forte», continua Jader Tolja. «In natura vale esattamente il contrario: più sei vicino alla terra, più sei stabile e forte. Ma, nella nostra cultura, la vera forza viene scambiata con l’immagine della forza. L’immagine ti vuole su, in avanti, proiettato fuori. Come un supereroe, stretto in basso ed espanso in alto, perché in una società sempre più sedotta dall’immagine la forza si deve anzitutto vedere. Così, per tirarsi (letteralmente) su, si mettono scarpe con il tacco alto. Nutrendo l’illusione di rafforzarsi quando, in realtà, ci si indebolisce». 
Di un tipo di scarpa che simula il più possibile il camminare "a piede nudo" abbiamo già parlato. Per l’asfalto e in generale per i terreni duri e piatti c’è un altro tipo di scarpa che si chiam Masai Barefoot Technology. Le Mbt (sono appena state introdotte in Italia, http://www.mbtitalia.com) sembrano tradizionali sneakers. La differenza si nota solo quando si indossano. La loro suola non sostiene il piede, non lo stabilizza. Al contrario, è come camminare su una sfera morbida, completamente sbilanciati. 
«È proprio per questo che i nostri piedi ricominciano a lavorare proprio come succede sui terreni irregolari», spiega Herbert Kristler, responsabile di Mbt Italia. «Il piede deve continuamente aggiustarsi per trovare la stabilità». Così i muscoli profondi della gamba, difficili da allenare e che facilmente perdono di tono, si riattivano. È un nuovo tipo di ricerca che coinvolge anche i marchi mainstream. Il primo è stato quello Nike, che ha appena presentato una scarpa ad alta flessibilità, progettata per riprodurre il più da vicino le condizioni in cui si trova un piede scalzo. “I tuoi piedi sono lo strumento di training più potente, sanno sempre cosa sta succedendo, ritorna a usarli”, recita lo slogan di presentazione sul sito Web della Nike Free 5.0 (http://www.nike.com/nikefree). Tutto è partito dalla ricerca ortopedica e biomeccanica della Nsrl (Nike Sport Research Lab), che ha registrato con macchine fotografiche ad alta velocità la corsa di dieci uomini e dieci donne a piedi nudi, su un prato. Così si è visto che il piede poggia prima sul tallone, poi la pressione passa sul lato esterno della pianta e infine sulle dita che si allargano per far presa sul terreno, prima dello slancio finale. I vantaggi sono evidenti: allenarsi a piedi nudi, o con scarpe che ne riproducono le condizioni, riduce gli infortuni, rinforza e migliora le prestazioni atletiche. 
Fonti: http://forum.promiseland.it/viewtopic.php?f=21&t=4313
           http://dweb.repubblica.it/dweb/2005/02/19/attualita/attualita/210tac438210.html

giovedì 25 novembre 2010

Global chair


La Global chair è il risultato di un percorso sviluppato dall'Anderson Ranch Arts Center (Colorado, USA). Il corso è stato incentrato sui nuovi paradigmi dell'ergonomia, specialmente sul campo del body-conscious-design.
È noto che la sedia è uno dei responsabili dei problemi ergonomici della società occidentale. Il body conscious design ci insegna che in altre culture, in particolare orientali,  esistono modi migliori per sedersi. Pensate per esempio agli yogi indiani o ai monaci buddisti in Tibet.
Il problema è che non possiamo applicare direttamente questa la cultura al nostro modo di sederci, perché i nostri corpi sono culturamente condizionati a sedersi in altro modo. La Global Chair risolve questo problema, offrendo diverse posizioni e posture. Tutti possono provare a sedersi in un modo migliore, ad esempio come uno yogi, o inizialmente  è possibile scegliere un livello "più facile", ponendo l'elemento mobile all'altezza e all'inclinazione più comoda. Nelle settimane e nei mesi successivi, a poco a poco, l'utente può raggiungere "livelli superiori" migliorare la sua postura, e, come risultato di ciò, la "guarigione" del corpo.


mercoledì 24 novembre 2010

People focused design

Information necessitating a change of design will be conveyed to the designer after - and only after - the plans are complete

Pensate a una scarpa. Riconducetela alle sue forme essenziali. Sarà paragonabile grossomodo ad un triangolo  con la base in corrispondenza del tallone e la punta che ospita l'avampiede. Più o meno così:


Pensate ora ad un piede: la sua forma è fondamentalmente opposta a quella delle scarpe. E' un triangolo con la punta posta posteriormente, e la base anteriormente. E' ovvio.


Ma allora perchè le scarpe "funzionano" esattamente al contrario?

Sembra esserselo chiesto un'azienda italiana, la Vibram, che ha inventato una speciale calzatura che veste il piede quasi come un guanto, lasciandolo inoltre libero di percepire le sensazioni da contatto con il terreno:
Un ottimo esempio di design che non costringe l'uomo ad adattarsi al prodotto, ma presenta un elemento che pone al centro l'individuo, nella sua unità fisiologica e psicologica. 
A person-focused-design, I'd rather say

Lettura consigliata: Pensare con il corpo, di Jader Tolja e Francesca Speciani